Prima di iniziare questa nostra chiacchierata noi di Exclusive Magazine ci teniamo a ringraziarti per il tempo che spenderai nel rispondere ai nostri quesiti
Detto questo partiamo con la prima domanda che vuole semplicemente chiederti quanto il tuo lavoro nella musica poi influenza anche il resto della tua vita.
Credo che ogni lavoro influenzi la vita personale, chiaramente il lavoro di compositore, autore e produttore è un lavoro artistico, per cui ci si ritrova a lavorare in orari fuori dal comune. Viceversa c’è sempre una parte della vita personale che invece influenza specialmente i testi dei brani che compongo, in base alle storie vissute, o storie che mi circondano.
Molti nostri lettori ci hanno chiesto di domandarti quali sono le motivazioni che ti hanno portato a diventare un cantautore per altri artisti piuttosto che utilizzare queste tue doti per te stesso?
In realtà occorre una distinzione importante da fare, il cantautore è colui che scrive e canta le proprie canzoni, mentre in questo caso io sono solo un autore che scrive per altri. Per essere un cantautore bisogna avere innanzitutto le giuste qualità di canto, di presenza scenica e la voglia di girare il mondo. Io sono un tipo più riflessivo, per cui amo di più lavorare dietro le quinte e lasciare che gli altri vadano in giro a prendere gli applausi della gente.
Ogni lavoro ha sicuramente le sue difficoltà, le tue quando ti avvicini a un nuovo progetto quali sono?
La difficoltà principale è probabilmente quando si scrive su commissione, quando qualche artista deve chiudere un album e servono dei brani in una tempistica ristretta.
Bisogna in quel caso immergersi nella vita dell’artista, capire anche l’spirazione e mescolarla al “mestiere” che si è appreso dopo anni di lavoro.
Bisogna anche trovare il linguaggio più adatto in base al carattere e al modo di esprimersi di ogni artista, oltre al tipo di melodia che può stare bene sulle corde del cantante.
Dal punto di vista emozionale cosa si prova a sapere che le proprie parole passano in radio e ricevono riconoscimenti come dischi d’ oro e di platino?
E’ sempre bello ogni volta poter ascoltare i propri brani, magari in momenti inaspettati come quando si sta ascoltando la radio e passano la tua canzone. Dopo molti anni ci si può fare anche l’abitudine ma è comunque una bellissima sensazione. Poi chiaramente è una soddisfazione quando arrivano i riconoscimenti di oro e platino, perché vuol dire che quel lavoro viene apprezzato anche da una grande parte di pubblico.
Ci hanno chiesto di domandarti se chi fa il tuo tipo di occupazione ha del tempo libero, se si come lo utilizzi?
Il tempo libero bisogna ricavarselo, altrimenti si rischia di essere immessi in un vortice di impegni che ti mangiano ogni istante della vita… bisogna spesso saper dire di no, anche questo è importante. Quando non lavoro dedico tempo alla famiglia, agli amici e mi mantengo in forma andando in palestra, visto che questo lavoro è molto sedentario.
I nostri lettori spesso sono artisti che nel loro cassetto hanno il sogno di emergere, secondo la tua visione del mercato musicale odierno quali sono gli ingredienti necessari per riuscire a farlo?
Sicuramente ascoltare, ascoltare e ascoltare quello che è il periodo attuale discografico è la base. Poi la frase più frequente che mi arriva è: “Visto che il mercato fa uscire sempre le stesse cose, ti mando un inedito che è finalmente un’innovazione di sonorità e stile”. Puntualmente quando poi vai ad ascoltare ti mandano canzoni in stile di 20 anni fa, strapassate di moda.
Il mercato ha le sue regole, studiate per vendere, per questo ci sono le “industrie discografiche”, poi se uno vuole scrivere solo in base ai suoi vecchi gusti rock lo può fare tranquillamente, ma non può lamentarsi se le canzoni gli rimangono nel cassetto. Se si vuole portare innovazione, bisogna partire dalla base di ciò che sta funzionando nel periodo attuale, poi da quella base si costruiscono a piccole dosi cose innovative, è così che si evolve uno stile musicale a livello commerciale. Poi si può anche non essere d’accordo con il mercato, potrei anche non esserlo io stesso, ma se è un lavoro, bisogna stare alle regole come le ha ogni lavoro, altrimenti chi vuole può farlo per hobby e ognuno è libero di fare qualsiasi cosa.
Questa domanda amiamo farla spesso, quali sono i motivi che ti hanno portato ad avvicinarti alla musica ? Quelli che ora ti portano a continuare a farne sono gli stessi?
Sin da piccolo ho vissuto in famiglia un clima musicale, per cui ho voluto approfondire, studiare autonomamente questa meravigliosa arte e con perseveranza arrivare a questi livelli. Ci sono stati molti periodi in cui avrei voluto lasciar perdere, non racconto nei particolari, ma purtroppo moltissime persone, come autori, manager, artisti, hanno chiuso delle porte senza neanche ascoltare il materiale che inviavo. Oggi come oggi sono ancora felice della scelta che ho fatto, anzi sono ancora più motivato a migliorarmi e cercare di portare avanti in modo sempre più professionale le mie composizioni.
Ti senti un autore di successo o credi che la strada da fare sia ancora molta ?
Spesso sento le composizioni di alcuni miei colleghi che mi colpiscono moltissimo quanto a bellezza, modernità e stile, per cui sicuramente non posso assolutamente pensare di essere arrivato, ma come dicevo nella risposta precedente questo deve stimolarmi a fare sempre meglio, essendo autocritico e lucido verso i miei limiti attuali, per poter guardarmi tra qualche anno e dire a me stesso che ho fatto dei passi avanti.
Una domanda extramusicale: Raccontaci una tua “prima volta” che ancora oggi porti nel cuore.
Sicuramente la mia “prima volta” l’ho vissuta come batterista, quando a 4 anni mio zio mi incoraggiò a suonare la batteria davanti a un pubblico di tantissime persone… quello è sicuramente un ricordo indelebile.