
Ciao ragazzi benvenuti a questa nostra chiacchierata insieme. Come state?
W: Molto bene grazie, in questo periodo sto surfando delle good vibes, sono felice.
S: Ciao, innanzitutto grazie! Mi sento bene, periodo molto intenso, dopo un anno di lavoro a stretto contatto finalmente siamo fuori.
Da poco è uscito “Blood in Blood out” il vostro nuovo EP, cosa porta due artisti alla stesura di un progetto del genere in simbiosi?
W: Sicuramente l’amicizia e la grande stima artistica reciproca, senza questi due fattori sarebbe solo una simbiosi a scopo lavorativo mentre a noi oltre al lavoro ci hanno unito la passione e la fratellanza creatasi negli anni, fondamentali per una buona riuscita
S: la simbiosi è nata in primis a livello umano, ci conoscevamo già artisticamente e nutrivamo un forte rispetto reciproco. Negli ultimi 3 anni abbiamo condiviso praticamente tutti i palchi su cui ci siamo esibiti e l’intesa che man mano si è creata anche in quel contesto ha reso possibile l’idea di poter realizzare un progetto insieme.
Domanda per Sace : in “nulla ti cambierà” canti ” mi manca l’aria di casa abbracciarti a fine giornata ma i soldi portano altrove” la musica in questa frase può essere vista come una vocazione?
S: la musica lo è sempre stata, in ogni sua forma. Sono cresciuto nel negozio di dischi/vinili di mio zio, circondato dai generi musicali più disparati, molte più cose internazionali che italiane. A 4 anni ho iniziato a suonare la batteria per circa 10 anni, dopodiché sono passato a studiare pianoforte per qualche anno influenzato da mio fratello che era riuscito ad entrare al conservatorio di Roma. Successivamente ho iniziato a scrivere testi, poiché ciò che mi risuonava costantemente in testa erano i concetti forti e le rime che i rapper dal 2004 al 2009 (anno in cui poi ho iniziato a scrivere) mi hanno trasmesso. In questa rima in realtà, i soldi che portano altrove, riguardano il lavoro quotidiano che svolgo parallelamente alla musica per poter continuare a investire su me stesso oltre che sostentarmi. L’intera frase può essere travisata e a primo impatto si può pensare che sia riferita ad una persona (e va benissimo così, è a libera interpretazione) ma in realtà, per quanto mi riguarda, è una metafora del lavoro che mi allontana dalla musica e dal potermici dedicare a pieno come desidero.
Wiser : in “Onion” ci dici “venuti al mondo si ma non per accontentarci”, non hai paura che l’ambizione possa trasformarsi in ossessione?
W: Nel mio caso specifico mi sento di dire di no perchè amo troppo quel che faccio.
Da sempre ho sentito dire che “l’ossessione batte il talento” e che puó essere un’ottima spinta per arrivare al proprio obbiettivo, ma credo che a volte possa anche oscurare i due motivi fondamentali per i quali si inizia a fare musica: amore e passione. Non posso permettere che l’ossessione di arrivare ad un obiettivo rovini quel bel rapporto che ho creato negli anni con la mia arte, voglio viverla con il sorriso perchè è una cosa bella!
Facciamo un passo indietro al 2024 con la vostra esibizione al “Nameless Festival”, che ricordo portate di quella esibizione?
W: Io mi ricordo che ero felicissimo perchè ci eravamo meritati di essere li grazie alla vittoria di un contest tenuto a Milano.
Poi vabbè, l’ansia pre-live, l’emozione di salire su un palco enorme come quello, i complimenti di chi non ci conosceva e il supporto di chi ci seguiva da casa ha reso tutto ancora più incredibile. Mi piacerebbe poterlo rifare.
S: felicissimo di esserci meritati quel palco e di aver portato 45 minuti di puro fuoco. È stata l’ulteriore prova che dal vivo riusciamo a dare conferma delle nostre abilità sia alle orecchie di chi già ci segue ma allo stesso tempo riusciamo a destare interesse in chi ci ascolta per la prima volta. La forma live è la cosa che più mi piace, è il test definitivo con cui ci si può mettere alla prova, conta quel momento che non puoi riavvolgere e rifare, devi essere impeccabile ed incisivo, one take.
“abbiamo scelto le rime come starter”. in un mondo musicale che continua a strizzare l’occhio a autotune e sporche voi scegliete beat e barre cosa vi spinge ogni giorno a perseguire questa scelta stilistica?
W: l’autotune lo usiamo anche noi, ma penso di poter dire che lo usiamo con criterio e non ne facciamo il focus del nostro Rap. Personalmente credo che a me e Sace ci accomuni il fatto di saper apprezzare le hit di oggi e le barre serrate dei grandi del passato, fondamentalmente ne siamo il risultato. Siamo nati negli anni 90, quando il Rap era barre serrate e se non dicevi qualcosa di tosto in maniera fica eri un sucker, ma siamo anche dei ragazzi di 30 anni che oggi non sono ancora dei vecchi bigotti, quindi apprezziamo le melodie autotunnate e tutto ció che l’evoluzione musicale ha portato nelle nostre cuffiette. Strofe belle serrate e ritornelli hittati col tune? Beh, perchè no?
S: in realtà sia nei miei scorsi progetti che in questo disco, c’è più di un episodio con l’autotune. Forse è diverso il nostro approccio, oltre ad utilizzarlo come strumento e non come correttore totalitario di una performance scadente, spesso lo alterniamo a barre serrate, crude e dirette, è un contrasto che mi piace molto. Chi mi segue da anni, ha visto tante sfumature di me, sia di genere che di approccio, per me non esistono barriere o confini, esiste solo la musica fatta bene, spinta da una necessità interiore e dall’altra parte prodotti fast food che accontentano un altro tipo di mercato e va bene comunque, perché tanto chi si nutre di quello, non avrà mai la curiosità o meglio la necessità di scoprire altro e andare più affondo. Io sono alla continua ricerca della mia reale essenza artistica. Dopo anni, in questo progetto sono tornato a fare del sano rap ma in chiave diversa rispetto al passato perché non mi stimola ripetermi. Il disco è un excursus, si parte con la carica di un anthem hip hop fino a chiudere su sonorità totalmente contemporanee con melodie e versi introspettivi, la morale di questo viaggio è stata solo una; divertirsi.
L’anagrafica alla mano dice che entrambi entrate nel calderone dei “Millenials”, artisticamente parlando vi sentite il peso degl’anni sulla schiena?
W: Facendo musica da tanto tempo dico che beh, non sono di certo un rapper di primo pelo, peró non mi sento vecchio, a 30 anni posso dirti che voglio farlo finchè mi “rappa la pompa”! Se penso a Fabri Fibra, Danno, Caparezza, Guè, Marra, Neffa o anche Eminem mi viene da ridere, perchè è gente che a 50 anni o quasi ancora rappa di brutto e riesce a farmi emozionare senza problemi. Io voglio e spero di essere evergreen come loro!
S: assolutamente no, sono felice di non aver avuto sin da subito un successo che mi ha consumato e dato in pasto al carnaio in un’età fragile in cui non sai come la tua psiche può reagire. Non la vivo come un peso anzi sono contento di ogni singolo mattone che ho messo nel tempo e che ad oggi mi permette di avere una marcia in più quando mi esibisco dal vivo ma sopratutto fare tesoro dei consigli che negli anni i veterani mi hanno dato e che mi fanno stare in studio con una consapevolezza ed un sapere diverso rispetto la media.
Domanda extramusicale
Gli alieni invadono la terra potete fargli vedere un solo film per convincerli a non distruggere l’intera umanità. Quale è questo film?
W: Partendo dal presupposto che meritiamo l’estinzione, devo appellarmi all’unica cosa che noi esseri umani abbiamo meritevole di nota: l’amore (anche se a parer mio siamo sempre meno in grado di provarlo e manifestarlo).
Detto ció, per salvare quella percentuale di persone che ancora sanno amare e possono DARE qualcosa di positivo all’universo dico:
“Le pagine della nostra vita”.
Film di una romanticitá infinita, per molti magari smielato, per me un capolavoro….speriamo anche per gli alieni!
S: I Origins.
Per concludere questa nostra chiacchierata insieme vi invitiamo a salutare e ringraziare chi volete
W: Un abbraccio a tutti e tutte coloro che ci vogliono bene e che ci daranno modo di essere parte della loro vita facendoci suonare nei loro impianti sonori, grazie di cuore!
S: Grazie di questa chiacchierata e delle domande interessanti e non banali. Un saluto ed un ringraziamento a chiunque ha lavorato a questo progetto, a Weed Island Sicily, Daylite Records e Valerio Tesei che hanno spostato la causa supportandoci su più fronti. Grazie a tutti i supporter che fino ad oggi ci hanno dato sostegno e ai nuovi che verranno, ora questo progetto è anche vostro e spero ne facciate tesoro. Venite ai live che ci sarà da divertirsi 😉
Intervista a cura di Jean Denis Marchiori!