
Innanzitutto volevamo chiederti come nasce l’idea di realizzare questo tuo primo producer album?
Il progetto è una conseguenza naturale del mio percorso e di ciò che mi ha portato ad arrivare fino a qui. Dal mattino, ogni giorno produco per me stesso, per altri, trovando ispirazione e dando spazio a quella che è la mia espressione. E’ stata una grande sfida lavorarci, soprattutto per le numero idee di ogni artista e per il confronto con ciascuno. Ma una cosa che trovo soddisfacente è il risultato finale e come diverse storie possa avere un medesimo filo narrativo: la passione per la musica.
“Gotti Mafia” è un disco molto crudo e cupo. Ti sei ispirato ad un immaginario o artista in particolare? E che messaggio vorresti far arrivare al pubblico?
Non c’è un messaggio vero e proprio che vorrei portare con questo disco, perché il focus rimane la volontà di trasmettere la mia direzione musicale, il mio gusto, il mio stile. Sicuramente, se dovessi rintracciare cosa vorrei far arrivare a chi mi ascolta, direi proprio le mie influenze musicali, il mio viaggio sonoro che si riallaccia ad un contenuto.
Le campane sono un elemento caratteristico in diverse produzioni ed abbiamo apprezzato particolarmente il modo in cui sono state utilizzate. Ci puoi svelare se c’è qualche aneddoto particolare su questa scelta? E quanto è importante in tal senso per un produttore la ricerca di una propria identità anche in queste piccole cose?
Con il mio sound cupo e dark le campane sono una sorta di segno distintivo per dare un colore e un tono al mio mondo musicale. Infatti per un produttore è molto importante avere una propria libreria di suoni che lo distingue e lo rende originale. Il produttore non utilizza le parole, ma suona, produce, compone, campiona, e così via. La nostra voce è la melodia e da lì si comprende la storia, la formazione, il percorso di un producer.
Roma è presente in grande massa nei vari featuring del disco. Quanto sta crescendo a proposito la scena capitolina? E vivere in una città così piena di arte è per te una fonte di ispirazione?
Sono nato e cresciuto a Roma e come primo disco ho voluto mettere in risalto la nostra città. La scena qui sta tornando molto in hype e siamo in un vero e proprio bel momento. La possibilità di poter raccontare bellezze e le contraddizioni della capitale, ognuno con i suoi vissuti, ad un pubblico sempre più ampio è una grande soddisfazione. La realtà in cui viviamo è talmente unica per la sua storia che Roma è da ispirazione per qualsiasi romano.
Side Baby e te ultimamente siete diventati quasi una coppia fissa, vista anche la tua partecipazione nel suo disco “Leggendario” uscito pochi mesi fa. Volevamo chiederti come vi siete conosciuti e com’è lavorare in studio con lui?
Con Side ci conosciamo da tanto tempo, ci siamo incontrati nel 2016 in studio ad Ostia a casa di amici. Abbiamo subito cominciato a lavorare insieme, anche se il primo materiale non è mai stato ufficiale, fino ad arrivare a ‘’Leggendario’’ diversi anni dopo. Per me Side è come un fratello, stare con lui e lavorare con lui è come sentirsi in famiglia, dove ci si comprende in maniera spontanea, non ci si giudica e si vive il medesimo viaggio.
Tra i big il featuring che ci ha colpito di più come nome è sicuramente quello del Chicoria. Che emozione è stata per te da romano lavorare con un membro storico del Truceklan come lui?
Sono cresciuto con Chicoria e il Truceklan, per me è un onore averlo nel disco. La sua presenza mi ricorda la mia storia e anche quanta strada ho percorso per arrivare dove sono arrivato. Collaborare con lui sembra un vero incontro generazionale, tra il me di oggi e una figura istituzionale del rap romano e italiano.
Zep Dembo è un’artista ultimamente in grande rampa di lancio, come dimostrato dalla qualità anche del recente suo disco uscito e nel quale spicca anche la tua presenza. Ci puoi dire qualche parola su questo artista sul quale tu stai spingendo molto e pensi che anche il dialetto o comunque lo slang romano possa fare come il rap napoletano e diventare un linguaggio importante anche in questo genere?
Sono molto contento di aver partecipato al progetto di Zep Dembo, di cui ho fatto direttore artistico e credo che il suo sia uno dei dischi migliori su Roma a livello emergente. Lo rispetto molto come artista e come amico. I feedback sono stati ottimi, anche sulle produzioni, il che mi rende ancora più felice e realizzato. Per la domanda sulla lingua, non so se con il romano può succedere la stessa cosa con il napoletano, perché il napoletano appare proprio un’altra lingua rispetto al romano che invece sembra una declinazione differente dell’italiano, anche se sicuramente alcuni termini più dialettali esistono nel nostro modo di esprimersi..
Ci ha colpito molto poi il fatto che nel progetto ci siano sia artisti affermati, ma anche giovani emergenti che neppure conoscevamo. A tal proposito quanto pensi sia importante il supporto da parte dei big per gli emergenti e che consigli daresti a questi giovani per farsi notare ed arrivare?
Non solo è molto importante il supporto dei big per gli emergenti, ma credo che, alla fine, il talento, quando consistente e presente, ha modo di farsi notare con naturalezza e spontaneità. Al netto di un consiglio che posso dare sulla base della mia esperienza, potrei dire ai giovani di non tentennare e di provarci, fino ad andare a prendere ciò che pensano gli spetti.
Hai in programma di portare questa tua nuova musica in live attraverso un tour o un singolo evento speciale?
Con il mio manager stiamo lavorando per portare musica live e siamo pronti per più date ed eventuali nuove situazioni.
Ti ringraziamo per la disponibilità per questa intervista e ti invitiamo a chiudere salutando e ringraziando eventualmente chi più ritieni opportuno.
Ci tengo a ringraziare tutto il mio team, il mio manager, chi lavora con me in studio e chiunque ha partecipato al mio progetto e mi ha dato una mano a realizzarlo.
Intervista a cura di Giovanni Paciotta e Jean Denis Marchiori!