
Come nasce l’idea di realizzare questo progetto dal titolo molto forte e provocatorio come “Non X soldi”?
Nasce da un’esigenza, perché ho vissuto tre anni particolari della mia vita in cui ho cercato di ritrovarmi sia dal punto di vista emotivo, che soprattutto da quello musicale, ricordandomi anche che tutto ciò che faccio non lo faccio per i soldi, ma lo faccio per un’esigenza. Siccome era nato un pezzo chiamato “Non x soldi” inserito all’interno del disco, ho ben pensato di creare una cornice attorno al titolo ed è nato l’album “Non x soldi”.
Un progetto che arriva dopo ben quattro anni rispetto al precedente. Anni in cui tu dici di essere caduto e che anche grazie a questo nuovo disco sei riuscito a rialzarti. Ci puoi spiegare meglio tutta la dinamica che hai vissuto fino alla tua rinascita odierna?
Ci sono state delle cadute sia dal punto di vista musicale nella scelta dei pezzi, che proprio dal punto di vista artistico e personale. Non mi sentivo più a mio agio e sotto il punto di vista della ricerca abbiamo sperimentato moltissimo, proponendo varie idee e focalizzandoci poi su un unico modo di fare musica e poi ne è uscita fuori l’identità di quello che è oggi il progetto e mi rappresenta moltissimo. Ora mi sento a mio agio con un modo di scrivere che mi rispecchia al 100%, con fatti accaduti e roba vera che mi sta addosso. Questa roba qui ha permesso di farmi stare bene e di fare ciò che reputo meglio per me stesso, mostrandomi al pubblico completamente nudo di maschere.
La title track dell’album tra l’altro sarà anche in rotazione radiofonica. Una vetrina importante per un pezzo che infatti ci ha colpito particolarmente essendo effettivamente una hit. In particolare abbiamo notato un certo richiamo sia nel beat che nella melodia del ritornello in un pezzo iconico dei Club Dogo come “Tornerò da re”. Si tratta solo di una somiglianza casuale o magari è stato proprio un qualcosa di voluto?
No no è molto casuale. Il pezzo addirittura nasce piano e voce. Doveva essere una ballatona e poi è diventato con sonorità soul old school. Mi fa piacere che l’abbiate apprezzata.
Le produzioni ci hanno colpito davvero molto per la cura maniacale e per il sound piuttosto accattivante. A tal proposito come è stato lavorare con un produttore come Junior K e quanta sinergia c’è stata tra di voi?
Il disco è stato lavorato da Junior K e Noia. Lavorare con uno dei capostipiti della scena urban è stato un onore, sia dal punto di vista umano che artistico. La creatività di Junior è fuori di testa e la manodopera di Noia più la mia (visto che sono stato presente nelle produzioni e nel suonare anche gli strumenti), tutto ciò ha fatto sì che si creasse proprio un’energia importante attorno al disco. Come hai ben ascoltato varia molto dal punto di vista di produzione. L’identità precisa si trova all’interno delle top line, ma nelle produzioni abbiamo cercato di allargarci per non collegarci in un unico modo di fare musica ed è stata una roba incredibile. Per la prima volta ho sentito di mettere in pratica tutto ciò che mi sentivo a livello musicale. C’è una drillata, c’è una roba trap, c’è un pezzo old school, un pop più suonato. Abbiamo usato anche tanti strumenti veri. Abbiamo suonato tantissime cose, la maggior parte delle cose del disco sono suonate.
“Mi manchi” è stata sicuramente una delle tue canzoni di maggior successo. Come è venuta fuori quindi questa idea di fare un sequel e che significato attribuisci a questa nuova traccia?
L’idea del sequel è nata dalla stessa sensazione da cui è nata “Mi manchi”. Quando io ho concluso il pezzo, che all’inizio aveva un altro titolo, ho avuto la sensazione che in un certo senso mi dava la stessa sensazione della prima. C’erano anche delle somiglianze tipo l’inciso. Tipo quando parte la strumentale di “Mi manchi 2” ci sono le stesse note della precedente e nel testo dico anche “mi manchi”. Mi sono detto perché non farlo diventare il sequel e così è nata la canzone.
Uno dei testi che ci ha colpito di più è sicuramente quello di “Male”. In questo brano dici “Mi rifugio nel futuro quando io sono nervoso. Se lo sono spesso è per il mio poco riposo.” Immaginiamo tu ti riferissi allo stress che stavi vivendo in quel momento. A tal proposito quanto è difficile stare dietro alle dinamiche delle etichette e gestire la pressione della notorietà e in generale come hai imparato a gestire tutto ciò?
È più la dinamica che c’è all’interno dell’arco temporale attorno a tutto. Tutto va fatto di fretta, tutto va fatto con una pressione e secondo me non porta bene. Si alza la quantità, ma si abbassa la qualità. Poi dipende uno che prospettive ha nella propria vita. La mia attenzione è di portate più qualità e meno quantità. Se poi il tutto si velocizza meglio ancora, però non è il mio obiettivo. Soprattutto “Male” è nato in un periodo di stress sicuramente e avevo proprio bisogno di metterlo su carta bianca e l’ho fatto proprio con disinvoltura e quasi senza stress, anche in un certo senso cercando di metabolizzare. Nei momenti di stress mi è capitato spesso di focalizzare il futuro e di tranquillizzarmi, anche se in realtà a sua volta mi ha fatto anche pensare. Il futuro è l’arma più stressante che abbiamo, però se si ha fiducia dei propri mezzi il futuro avvolte non spaventa.
L’amore è una delle tematiche più ricorrenti nei tuoi testi. Che rapporto hai in tal senso con questo sentimento e quanto ti condiziona anche a livello artistico?
Mi condiziona un bel pò soprattutto perché il mio rapporto con l’amore è un pò particolare. Io faccio tanta selezione e non penso di beccare ora come ora l’amore della mia vita, non lo cerco e non l’ho mai cercato. Però comunque avere una relazione ed innamorarsi per me è quasi un lavoro. Va fatto con cura, con attenzione, con i dettagli e quando sai che può mancare la minuziosità nel rapporto secondo me è meglio evitare. Nel caso mio preferisco concentrare le attenzioni su di me, per un futuro roseo che posso dedicare a chi mi affiancherà. Meglio solo relazioni serie? Si si lo preferisco tutta la vita. Io non ho bisogno di fare tante relazioni piccole, non entra nel mio focus e nella mia etica. Se devo, io voglio una relazione duratura di una persona che si fidi di me. L’amore per me è fiducia in primis, è stima. Secondo me l’amore è una roba tanto particolare e che viene troppo presa sotto gamba a volte.
La copertina neppure a farlo apposta va incastrarsi benissimo nel contesto attuale, vista la recente morte del Papa Francesco e quindi il continuo parlare del futuro della Chiesa. Ci puoi spiegare quindi qualche aneddoto su di essa e perché questo richiamo ecclesiastico?
Ci assomiglio vero? Ahah. È perché io sono molto credente. La religione la porto adosso con me un pò ovunque. La fede l’ho portata sempre con me sin da piccolo, sono cresciuto con questa etica. Ho vissuto situazioni che mi hanno portato a credere tantissimo. Siccome ho cercato di mettere tutto il mio bagaglio all’interno di questo EP, anche la copertina rappresenta un pò quello. Alle spalle c’è il coro Gospel, che rappresenta un pò una figura anche religiosa, un simbolo religioso musicale. Rappresenta questa voce alle mie spalle, che rappresentano tutti i pensieri e le cose che ho da dire. È come se raffigurassero dei venti che rappresentassero le mie sensazioni. La croce al collo ad esempio rappresenta la fede, che si trova anche all’interno del disco, visto che la religione le cito molto spesso nelle mie tracce. È una cosa che mi accompagna da quando sono piccolo, sia per l’etica che per il mio credo dato il vissuto.
Hai già in programma qualche data live o in mente un possibile tour?
È in programma un tour e a breve lo diremo. Non posso aggiungere altro, però vi ho dato già un mini spoiler.
Ti ringraziamo per la disponibilità per questa intervista e ti invitiamo a concludere se desideri salutando o ringraziando chi più ritieni opportuno.
Ringrazio i miei fans, chi mi ascoltato, chi non mi ha ascoltato e chi non vuole ascoltarmi più. Ringrazio la mia famiglia, ringrazio il team. Ringrazio tutti, perché quest’album è stato fatto con persone che hanno capito le mie esigenze e questo credo che sia una vittoria a priori. Ringrazio voi anche per avermi onorato di questa intervista.
Intervista a cura di Giovanni Paciotta!