
Le-One: voce cruda e melodica della nuova generazione
Negli ultimi anni, Le-One – nome d’arte di Gaetano Di Maio, rapper classe 2003 originario di Nocera Inferiore – ha conquistato la scena urban con un linguaggio diretto, autentico, che mescola la durezza del rap alla melodia emotiva del canto. Dopo una serie di singoli diventati virali come “ADDO STAJE” (certificato Disco di Platino), “Nun è Over”, “Parente” e l’ultimo “Ghetto Story”, pubblicato a poche settimane dall’uscita del progetto, venerdì 11 aprile esce il suo primo EP: “NESSUNO” (Epic/Sony Music Italy).
Un lavoro che racconta la sua storia, ma anche quella di tanti ragazzi che vivono tra sogni, difficoltà e voglia di riscatto. “NESSUNO” è il manifesto di una generazione che ha fame di identità, e Le-One è pronto a portarne la voce nel futuro del rap italiano.
Il tuo primo EP si intitola “Nessuno”. Un titolo forte, quasi spiazzante. Cosa rappresenta per te essere “nessuno” in un mondo che spinge tutti a voler essere “qualcuno”?
Ho scelto questo titolo perché vengo dal niente e ho dovuto, con tanti sacrifici, costruirmi sia dal punto di vista professionale che come persona; credo che non sia importante essere qualcuno agli occhi della società, ma affermarsi in primis nei confronti di noi stessi, anche se agli occhi degli altri continui ad essere “nessuno”. Io mi sono sentito solo tante volte, pur essendo tra tanta gente, tra tanti “qualcuno”, alla fine è difficile circondarsi di amore sincero. Anche se per gli altri sei nessuno, l’importante è essere qualcuno per se stessi, nasciamo soli e da soli dobbiamo avere la forza di rincorrere i nostri sogni.
Nei tuoi brani racconti la strada, gli amici, l’amore, le difficoltà quotidiane. Quanto c’è di autobiografico nei testi di “Nessuno”?
Il 99% dei miei testi è autobiografico, rispetta quello che vivo, quello che dico e quello che penso; quell’1% che rimane è dato dalle mie aspirazioni, rappresenta quello che vorrei fare e chi vorrei essere.
Dopo il successo virale di “Addo Staje”, certificato Disco di Platino, ti sei affermato come una delle nuove voci del rap campano. Come hai vissuto quella popolarità e cosa è cambiato artisticamente da allora?
Era una cosa che aspettavo da molto tempo; personalmente non è cambiato nulla, anzi, si è creata in me quella voglia di dare maggiormente il massimo in quello che faccio. Andando avanti spero di non cambiare questo lato di me che vuole sempre mettersi in gioco e fare sempre meglio.
“Raplodico” è la parola che più spesso descrive il tuo stile, tra barre taglienti e ritornelli emotivi. È una scelta consapevole? Cosa cerchi di trasmettere fondendo questi due linguaggi?
La descrizione di questo genere è un po’ vaga. Io vario molto e faccio fatica ad indentificarmi in uno stile musicale singolo. Nella maggior parte dei miei brani inserisco sempre una parte melodica, che riflette la mia indole più introspettiva. Penso che l’unione tra melodia e hip hop rappresenti in pieno quello che sono.
Le collaborazioni con artisti come Villabanks, Christian Liguori, El Chapo Junior ti hanno fatto conoscere anche ad altro pubblico. Come vivi le collaborazioni? Sono incontri artistici o anche umani?
Io ho sempre pensato che le collaborazioni debbano essere incontri umani, oltre che artistici. Si crea naturalmente un’amicizia, una volta in studio questo legame mi porta a fare sempre meglio e a dare di più. Personalmente farei fatica a lavorare con un artista che non conosco almeno un po’ personalmente, in studio non si creerebbe quell’atmosfera che io ricerco.
“Ghetto Story” è l’ultimo singolo uscito prima dell’EP. È un brano che sembra avere un tono ancora più maturo, quasi narrativo. È un’anticipazione del tuo prossimo modo di scrivere?
In realtà “Ghetto Story” l’ho iniziato a scrivere 4/5 anni fa, è stato però uno degli ultimi pezzi che ho chiuso all’interno di questo EP. È un brano che in un certo senso è cresciuto con me, ho dato “l’ultimo tocco” poco tempo fa, in cui momento in cui, rispetto a quando ho iniziato a scriverlo, mi sento più maturo artisticamente. La crescita non è però finita, spero di arrivare a una maturità sempre maggiore con i miei brani futuri.
Ora che “Nessuno” è fuori, cosa ti aspetta? Tour, nuovi progetti, altre sorprese? E soprattutto: che tipo di artista vuoi diventare nei prossimi anni?
Sicuramente ci saranno nuovi progetti, in futuro mi piacerebbe continuare a fare singoli, collaborare con qualche artista che mi piace e magari anche un disco. Quest’estate farò diversi dj set in giro per l’Italia e potrò cantare i brani di questo Ep con il mio pubblico.
Per quanto riguarda l’artista che vorrei diventare nei prossimi anni, io mi auguro di rimanere sempre fedele a me stesso.
Intervista a cura di Eva Berretta!