
DAUDIA: IL DUO POP CAMPANO CHE STA CONQUISTANDO IL MONDO
Hanno attraversato confini, mescolato lingue e generi musicali, e portato la loro voce su palchi internazionali. Claudia Pasquariello e Davide Maiale, meglio noti come Daudia, sono un duo pop che ha fatto della sperimentazione e della fusione tra sonorità italiane e internazionali la propria firma musicale.
Con il loro nuovo album “Il Nostro Tempo”, disponibile ora su tutte le piattaforme digitali, i Daudia raccontano storie di vita, rivalsa e emozioni vissute tra l’Italia e il resto del mondo. Dall’elettropop al country, passando per il pop rock, il disco è un viaggio tra melodie e atmosfere che riflettono la loro crescita artistica.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarli per scoprire di più sulla loro musica, sulle esperienze che li hanno formati e sulla loro visione del panorama musicale attuale.
DOMANDE
1. “Il Nostro Tempo” è un titolo forte e simbolico. È un’affermazione di consapevolezza artistica o un invito a vivere il presente? Come nasce questa scelta?
Il titolo dell’album è sicuramente non casuale, e tra l’altro simboleggia un po’ entrambe le facce di questa medaglia, sia un’affermazione di consapevolezza artistica, perché l’album è nato proprio dopo un percorso fatto in questi anni in cui sono stati scritti i brani che poi fanno parte dell’album. C’è stata una sorta di consapevolezza artistica e il bisogno proprio di esternare quello che avevamo vissuto attraverso queste canzoni, perché ogni canzone appunto racconta una storia, quindi abbiamo sentito proprio l’esigenza di uscire con questo racconto. Infatti noi diciamo sempre che Il Nostro Tempo, questo album, è un diario in musica, perché molte delle storie che sono raccontate nelle nostre canzoni sono state vissute da noi in prima persona, quindi alcune canzoni sono autobiografiche. Al tempo stesso è anche un invito a vivere il presente, perché Il Nostro Tempo simboleggia proprio questo momento in cui abbiamo vissuto insomma alti, bassi, difficoltà ma anche gioie. Quindi noi siamo sempre in generale di carattere persone che amano vivere il presente, amano cogliere l’attimo e godersi quello che succede proprio nel presente. Quindi per questo abbiamo scelto questo titolo che racchiudeva un po’ queste due emozioni che abbiamo vissuto
2. Il vostro sound abbraccia più generi, dall’elettropop al country. In un panorama musicale sempre più omologato, quanto è stato difficile difendere questa vostra libertà stilistica?
Il nostro sound abbraccia un po’ di generi. Noi siamo nati nell’acustico, con chitarra, ukulele, pianoforte e voci, ma chiaramente sempre influenzati dal country e dall’electropop, che sono le maggiori influenze della nostra cultura musicale. Il panorama attuale è omologato, quindi tendenzialmente si tende a scrivere e a produrre per soddisfare un algoritmo, per soddisfare delle esigenze commerciali, e quindi questo può rappresentare a volte un limite. Nel nostro caso cerchiamo sempre, magari in qualche modo avvicinandoci a quelle che sono le tendenze, però di mantenere la nostra libertà stilistica, perché è importante crediamo rimanere comunque originali in un mondo in cui tendenzialmente si sta tutto quanto assomigliando.
3. Avete vissuto esperienze importanti all’estero, tra tour negli Stati Uniti e partecipazioni a talent show internazionali. Qual è stata la più grande lezione che avete imparato fuori dall’Italia?
Diciamo che già il fatto di viaggiare in generale, per qualsiasi essere umano, significa aprire la propria mente. Nel nostro caso, dal punto di vista artistico, non solo abbiamo aperto la nostra mente, ma ci siamo aperti a delle nuove esperienze e dei confronti diversi rispetto a quelli che si fanno nel nostro paese, perché chiaramente se ti trovi negli Stati Uniti o comunque in Gran Bretagna, ti trovi appunto talvolta catapultato in una realtà di tantissimi altri talenti, tantissime persone che hanno molto da raccontare, molto da dire e che hanno un background musicale anche diverso. Quindi la sfida principale è stata quella appunto di essere credibili in un panorama internazionale. La lezione che abbiamo imparato è sicuramente quella di restare con i piedi per terra, che è anche la caratteristica che ci contraddistingue, perché più si va fuori e più appunto si assapora quello che c’è all’esterno e le altre realtà e più ci si concentra su quelle che possono essere i miglioramenti, la crescita personale e artistica che si può fare. Quindi il fatto di aver fatto tutte queste esperienze, di aver collezionato queste esperienze, ci ha aperto ad un mondo di sfide sempre più importanti e quindi il monito che ci diamo sempre è quello di impegnarci e di fare sempre meglio.
4. “Rivoluzione”, il singolo che anticipa l’album, è un titolo potente. Quale rivoluzione personale o artistica rappresenta per voi?
Rivoluzione è un titolo potente, sicuramente non è stato immaginato dal punto di vista politico, ma ha rappresentato per noi un modo, tra l’altro in un periodo di chiusura totale, che era quello del covid, del post-covid, un modo per sfondare le barriere della comfort zone e ricercare noi stessi, dal punto di vista personale e soprattutto artistico, al di fuori dei confini. Questo ci ha aiutato molto perché ci ha aperto completamente la visione su altre culture, su altre esperienze, sia musicali che di vita, ed è quello che noi tendenzialmente con questa canzone vogliamo suggerire a tutti, e cioè di non limitarsi alle proprie comodità e alle zone di comfort, ma avere anche il coraggio di, a volte, di cestinare tutto, di chiudere tutto, e ricominciare andando a cercare se stessi altrove, perché non è detto che sia dove ci troviamo in questo momento. Che siamo, anzi, dove ci troviamo in questo momento. La canzone, ovviamente, è a libera interpretazione, perché ognuno può vedere una rivoluzione come meglio crede, come preferisce. Per quanto ci riguarda è sicuramente questo, cioè rompere i confini della comfort zone e ricercare noi stessi in qualcosa che non è tangibile, ma sicuramente non abbiamo ancora provato sulla nostra pelle.
5. Oggi la musica non è solo suono, ma anche immagine e storytelling sui social. Come bilanciate il rapporto tra l’autenticità artistica e la necessità di essere sempre presenti sulle piattaforme digitali?
Sicuramente ad oggi è importante anche stare sui social e quindi condividere con i propri follower un po’ anche dei momenti di vita quotidiana. Noi tendenzialmente siamo da sempre sui social, quindi quando è nato il progetto, e anche quando non abbiamo molta voglia di condividere, in realtà siamo sempre presenti. Però quello che ci ha sempre contraddistinto è il fatto di essere sicuramente veri. Quindi così come siamo nella vita di tutti i giorni, così siamo anche con i nostri follower e vogliamo che le persone che ci seguono vedano, effettivamente conoscano, oltre all’artista, anche la persona. Quindi cerchiamo di bilanciare in questo modo il nostro rapporto, semplicemente facendo entrare anche i nostri follower nella nostra quotidianità quando possibile, mantenendo comunque separate le due sfere, quella personale e quella artistica.
6. In un mondo dove le canzoni virali spesso dominano le classifiche, qual è la vostra idea di successo? Preferite una hit immediata o una carriera costruita nel tempo?
Per quanto riguarda la nostra idea di successo, sicuramente abbiamo sempre pensato che sia meglio creare delle solide basi, quindi costruire un percorso che, seppur più lento e tortuoso, porti a un obiettivo più duraturo e a un risultato più duraturo. Se preferiamo una hit immediata o una carriera nel tempo, noi rispondiamo che sicuramente per noi è meglio una carriera costruita nel tempo e che sia più duratura, perché è quella che poi rimane. Oggi avere una hit forte e esplodere in un momento all’improvviso potrebbe rappresentare veramente un evento lampo e quindi non durare effettivamente nel tempo. Certo potrebbe essere anche il contrario, però la nostra idea è quella che è meglio avere una solida base su cui costruire e quindi avere canzoni, avere album, varie pubblicazioni e creare un curriculum solido e forte alla base del progetto che dia una vera densità al progetto.
7. Avete scritto per altri artisti, come Arisa. Com’è il processo di scrittura quando si lavora per sé stessi rispetto a quando si scrive per qualcun altro?
Il processo di scrittura per noi o per gli altri è sicuramente diverso per due motivi. Il primo è che quando noi scriviamo una canzone per noi stessi, tendiamo a raccontare. Spesso, un doppio punto di vista, essendo noi un duo e quindi anche una voce femminile e una voce maschile, cerchiamo di raccontare due lati della stessa storia. Questo è un processo abbastanza complicato, anche dal punto di vista della creazione delle melodie, perché dobbiamo conciliare due range vocali diversi e metterli in una canzone. Quindi è un processo diverso. Quando scriviamo per altri artisti, come è stato per esempio nel caso di Arisa, abbiamo una maggiore libertà e anche più confini da poter esplorare. Infatti, io dico sempre che tra i nostri obiettivi futuri c’è proprio quello di continuare a scrivere per altri artisti, perché abbiamo molte canzoni che magari per noi non sono adatte, anche dal punto di vista della vocalità o della tematica, mentre per altri artisti sarebbero perfette. Quindi il processo di scrittura è completamente diverso, ci prendiamo una serie di libertà nello scrivere per gli altri, siamo molto flessibili, riusciamo anche ad individuare, in base all’artista per cui dobbiamo scrivere, quello che può essere un genere o comunque una melodia accattivante. Quindi ci piace molto scrivere per altri.
8. Se doveste dare un consiglio a un giovane artista che sogna di farsi strada nella musica, quale sarebbe il primo insegnamento che condividereste?
Il consiglio che mi sentirei dare ad un giovane artista che inizia un percorso in questo mondo, che è comunque un mondo difficile perché c’è tantissima competizione al giorno d’oggi, è sicuramente quello di arrivare preparato, quindi farsi trovare pronto, studiare molto per affrontare delle sfide importanti, quindi suonare, imparare a suonare lo strumento, sperimentare la scrittura di canzoni, distinguersi per qualcosa di personale. Ad oggi credo che la sfida più difficile sia proprio quella di distinguersi perché ci sono tantissimi artisti nel panorama musicale, quindi avere un qualcosa di peculiare che ti rende unico. Quindi lavorare su quello e soprattutto come secondo consiglio è quello di restare con i piedi per terra, quindi puntare a degli obiettivi ambiziosi, avere dei sogni che comunque la base è il motore che muove tutto, ma al tempo stesso non perdere il contatto con la realtà e non perdere soprattutto il contatto con i valori che ci contraddistinguono e che ormai devono essere una colonna portante della nostra carriera. Quindi ai giovani artisti dico studiate, arrivate pronti, ma non perdete mai la speranza e soprattutto sognate che comunque le soddisfazioni arrivano prima o poi.