
L’attesa è finita: L’Estremità del Cerchio, il primo EP di 9ova, esce il 14 dmarzo per No Face/Warner Music Italy. Un viaggio che parte dalla provincia e arriva al centro della scena, tra collaborazioni di peso come Tormento e Quentin40 e produzioni curate dai 2nd Roof e Leonel. Ma dietro le tracce c’è molto più di un semplice progetto musicale: c’è la storia di un ragazzo che ha fatto della musica il suo linguaggio, della provincia la sua identità e del rap il suo modo di esprimersi.
Oggi 9ova si racconta, scavando tra le sue esperienze, la sua visione artistica e il futuro che immagina per sé.
DOMANDE:
Il titolo del tuo EP, L’estremità del cerchio, è potente e visivo: parla di un confine da superare, di un punto di svolta. Per te è più il simbolo di un traguardo o di un cerchio che si riapre, pronto a ricominciare?
“L’Estremità del Cerchio” è l’ immagine che ho scelto per descrivere casa mia, la Provincia. Tutto ciò che è sempre stato fuori dal centro, lontano dall’attenzione, il non raccontato, ciò che sta all’estremità, fuori dal Cerchio, il focus dell’Ep. Il Cerchio non lo vedo come un traguardo, ma come un cambiamento, un cambiamento che parte da dentro e si manifesta nel posto dove stai. Un riflesso di ciò che proviamo in Provincia, si manifesta nell’evasione, spesso, alla scoperta di quello che non si conosce, un nuovo inizio.
Nel tuo percorso c’è un mix di esperienza musicale “suonata” e cultura rap di strada. In un’epoca in cui il rap è sempre più digitale, credi che il contatto con la musica strumentale possa fare la differenza nel tuo sound?
Vedo la musica come un unico mezzo per esprimersi, strumentale o non, ciò che può fare la differenza credo sia distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è, il sound reagisce di conseguenza. 2pac non ha mai “rappato su beat brutti”: il beat è ciò che sostiene il tuo racconto, ciò che lo segue al meglio: a volte ha strumenti, altre no, e certi miei pezzi li farei uscire senza beat, mi basterebbe già così.
La provincia è spesso raccontata come un limite, ma il tuo EP sembra volerla trasformare in un punto di forza. Quanto è stato fondamentale il tuo background per la tua scrittura e il tuo modo di vivere la musica?
La provincia, il mio background nella nebbia, le serate al bar, “ci troviamo al..”: nomi conosciuti solo da noi! Le gare con le biciclette in paese, le notti che diventano buongiorno, i garage, le feste, le idee esagerate, i nostri discorsi con il lago, le mani ghiacciate dentro la giacca gonfia… noi noi noi.. ci sentivamo soli e solo noi, questo ci ha dato la scintilla per farne una forza, perché sapevamo che poteva solo che essere “la nostra salvezza o la nostra condanna”. Noi abbiamo scelto e dobbiamo continuare a sceglierlo, anche quando sembra impossibile. Tutto ciò è la base della mia musica, senza il mio racconto o la nostra storia non esisterebbe.
Il rap di oggi si muove tra l’autenticità del racconto personale e la costruzione di un personaggio. Quanto c’è di Lorenzo e quanto di 9ova in questo progetto? E quanto pensi sia importante, oggi, mantenere un equilibrio tra i due?
Io ho sempre basato il mio “personaggio” sul fatto che ci sarei dovuto andare d’accordo sempre, e questo compromesso spinge a metterci del tuo e a non avere più una Linea precisa tra 9ova e Lorenzo. Uno specchio di ciò che Lorenzo vede e vive. 9ova mette semplicemente in musica il mio pensiero, come può dividersi una persona dal suo pensiero. Ne “L’Estremità del Cerchio” per farlo essere un racconto vero dovevo essere semplicemente vero, e quindi me stesso, c’è tutto Lorenzo e 9ova in questo progetto.
Tormento e Quentin40 sono due artisti che hanno segnato epoche diverse del rap italiano. Lavorando con loro, hai trovato più punti di contatto o differenze nel loro approccio alla musica?
Sono entrambi due Artisti incredibili. Lavorando con Torme è stato proprio questione di attimi, come se lui guardandomi mi dicesse “ io ho vissuto le tue cose,” stop. Ci siamo messi sul beat è arrivato con la strofa pronta e in 10 min l’ha registrata. Lui sa cosa fare, sempre. Ammiro la calma e la dolcezza che riesce ad avere con la vita, affrontarla come affronta il rap, è il migliore a farlo e decidere di incoronare questo percorso con lui anni fa era un sogno, con la penna della credibilità, quello che ho sempre ricercato.
Quentin è un fratello, una persona molto sensibile, ho pensato di farci il mio pezzo preferito dell’Ep assieme, lui lo ha reso gigante poi. Vitto (Quentin) mi ha ascoltato, si è fidato dell’idea che avevo in mente per il brano, ammiro e ho sempre ammirato il suo modo di scrivere. In un pomeriggio in studio gli faccio “Bro, ti metto il beat in loop, apriti e lascia andare il cuore”. Così ha scritto la strofa di “Acqua & Olio”, sapevamo che era quello che avevamo in mente. Entrambi speravo di averli nel progetto, con l’intento di mettere Artisti affini a me, alla mia realtà e al modo di scrivere, che potessero dare un valore aggiunto ad un racconto personale, lo hanno fatto.
Canzoni come “Ragazzi Sensibili” mostrano una vulnerabilità che spesso nel rap è nascosta dietro l’apparenza di forza. Credi che la tua generazione abbia bisogno di un nuovo linguaggio per raccontare le proprie emozioni?
La generazione è il riflesso della società, credo che tutti abbiano una sensibilità. Spesso quelli ad essere nei guai sono proprio i sensibili, e mi ci tiro dentro anche io, in una società dove tutti i giorni questa sensibilità viene repressa, trasformandola in rivalsa. Credo che il linguaggio faccia le classi, e la nostra classe è anni che bussa alla porta per farsi sentire, ha bisogno di altro la generazione: del nuovo, della speranza o l’alternativa.
Il tuo EP ha una costruzione che sembra seguire un viaggio, sia sonoro che narrativo. Quando hai iniziato a lavorarci, avevi già in mente un concept preciso o il progetto ha preso forma strada facendo?
È iniziato in Sicilia, ci eravamo affittati una casa sul mare io e tutta la mia compagnia, in quel periodo nasce l’esigenza di esprimersi. Eravamo i diversi, la città a noi pareva New York, questo è come se ci avesse portato a doverci raccontare, trovare allora un posto nostro nel mondo. “Noi a Milano ora, ok , la provincia a Milano. L’estremità del cerchio” . Strada facendo consapevolizzavamo il nostro essere, ciò che eravamo.
L’EP segna il tuo ingresso ufficiale nella scena. Con quale idea vuoi essere riconosciuto?
Qual è l’eredità che vuoi lasciare nel rap italiano?
L’intento dell’Ep è quello di arrivare a quelli come me, come noi: ciò che mi ha salvato è sapere di non essere solo in nessuna scelta e raccontarlo aiuta me, aiuta noi, dà voce a problemi nostri, e magari non siamo soli. Trovarsi, questo credo possa fare questo Ep.
Intervista a cura di Eva Berretta!