
Dani Faiv è tornato e con lui la saga di Teoria del Contrario, giunta ormai al terzo capitolo dove il rapper ha un obiettivo: raccontare la verità. E ha fatto centro sin dalla pubblicazione del trailer che anticipa il mixtape dove spara a zero sulla società di oggi e non solo. Nella copertina, invece, si vede per la prima volta il viso di suo figlio Nicolò, una scelta che come ci ha spiegato lui deriva proprio dal titolo del progetto.
Progetto in cui Dani Faiv rimane coerente a se stesso e si pone nuovamente come artista in controtendenza rispetto alla scena musicale italiana che lui stesso ha criticato nell’anticipazione pubblicata su Instagram.
Abbiamo parlato con lui di questo e di altro nell’intervista qua sotto.
TDC 3 è il quinto progetto che pubblichi in meno di tre anni, dove trovi tutta questa ispirazione?
Semplicemente dal fatto che vivo gran parte del tempo in studio, è una cosa che non forzo. Questa creatività fa parte di me e la lascio esprimere vivendo in studio.
Nel mixtape ospiti diversi rapper emergenti (Frezza, Marte, Sayf, Suspect) ti senti un modello per loro?
Io queste cose lascio dire agli altri, non mi autoelogio. E’ una cosa che faccio perché
penso sia giusto e se posso dare possibilità alle persone di conoscere nuovi talenti perché no.
La collaborazione con Madman e Mattak era richiesta da tempo dai fan del rap, com’è nato il pezzo?
In realtà il brano ce l’avevo con Mattak, poi Lunamoon, che è il grafico che mi segue da Ultimo Piano, mi ha riacceso il ricordo che i fan del rap italiano chiedono il feat tra Madman e Mattak da una vita, e quindi mi sono sentito con Madman che è un amico e gli ho proposto l’idea che gli è piaciuta sin da subito, si è gasato sul fatto di alternarsi tutti e tre senza alcun ritornello.
Proprio in GTA IV dici “Tu sei Passionfruit, io King Kuta”, sembra una presa di posizione, quanto ti ha influenzato Kendrick Lamar?
Nel disco sicuramente ci sono tante influenze di Kendrick perché alterno tantissimi flow e ci sono anche cambi di voce e abbassamenti che fanno parte del suo modus operandi, quindi sicuramente quel tipo di ispirazione è servito. Drake è molto più lineare ma quel gioco lì era più per dire che io faccio tanto rap, di fatti King Kuta è un po’ la rivincita di quel rap che nel mondo del pop ha sempre avuto meno spazio, mentre Passionfruit è qualcosa di più apprezzabile da tutti.
Quali sono le tracce del disco a cui sei più legato?
All’intro sono sicuramente affezionato perché è uno sfogo di tutto quello che penso dove ho messo solo pianoforte e violini per dare risalto alle parole. A livello di gusto mi piace tanto quella con Marte e quella con Johnny Marsiglia e Kkrisna perché mi piacciono proprio quei tipi di sound, ne sono molto fan.
Nel trailer che anticipa TDC 3 critichi l’industria discografica. Secondo te cos’è cambiato negli anni all’interno del business musicale?
Secondo me non è cambiato niente, prima la situazione era uguale semplicemente non avevano voce i rapper e quindi noi abbiamo più libertà d’espressione, poi il rap nasce proprio per dire quello che pensiamo. Ora esce di più quello che si pensava già prima perché anni fa non avevamo voce in capitolo, ma in realtà la dinamica del vendere la “merda” c’è sempre stata. Quello che è cambiato è l’ascoltatore: la gente non si sofferma più ad ascoltare o a vedere niente perché ci sono sempre novità. Anche i social hanno tolto l’attenzione con i vari reels e shorts.
Sulla copertina si vede il volto di tuo figlio, è la prima volta che lo fai apparire. Come mai?
Teoria del contrario, semplicemente.
Intervista a cura di Gabriele Dimarco!