Sull’album e il concept
“Disagio Vol.1” è il tuo album di debutto. Cosa ti ha spinto a scegliere il tema del disagio come filo conduttore del progetto?
Non è stata propriamente una scelta ma più un qualcosa che è arrivato in maniera spontanea, mi accorgo che c’è sempre un po’ di disagio nella mia vita e questo si proietta anche in quello che scrivo. In questi brani quindi il disagio era un po’ il denominatore comune, ed è così che è arrivato il titolo di questo disco.
- Parli di un “viaggio” che si riflette in ogni aspetto della vita. Puoi raccontarci come questo concetto si esprime nei brani dell’album?
In questo disco affronto temi molto diversi tra loro, come l’amore, la spensieratezza, la speranza ma anche la solitudine, lo sconforto. Quindi è un viaggio nelle emozioni e nelle situazioni che, siano esse positive o negative, contengono sempre un po’ di disagio, almeno per come le vivo io.
- Il disagio viene presentato anche come un elemento positivo, una spinta per rompere gli schemi. Come riesci a trasformare un sentimento spesso negativo in qualcosa di creativo?
Il disagio che ho vissuto e che vivo ha sempre alimentato in me un’esigenza e anche una certa urgenza espressiva, ed è da qui che nasce la voglia di creare un qualcosa che sia mio e personale, e che poi magari possa diventare di tutte quelle persone che riescano ad immedesimarsi.
- Quali sono state le tue ispirazioni principali per scrivere i testi e creare l’atmosfera di questo album?
Sono stato ispirato molto dai momenti di vita che ho vissuto, dalle persone che ho incontrato, da gioie, sofferenze, e poi anche da un po’ tutta la musica che ho ascoltato in questi anni che ha influenzato le scelte testuali e stilistiche di questo album.
Sulla produzione e il processo creativo
- Come è stato lavorare con Gate19 e con il contributo di NuovoImaie per la produzione dell’album?
È stata una grande fortuna avere quest’opportunità, ho lavorato in un ambiente sereno con persone che ritengo speciali e mi sento molto fortunato per questo.
- Hai trovato più difficile scrivere testi che riflettessero il tuo disagio personale o trasformare quelle emozioni in qualcosa di universale?
Sinceramente non so se le emozioni di cui parlo siano un qualcosa di universale, mi sono concentrato molto di più nel riflettere il mio disagio nelle canzoni, volevo che le canzoni parlassero di me e per me, e in realtà non è stato così difficile trovare la strada per farlo.
- Qual è stata la traccia più complessa da completare e perché?
Credo sia stata Cappuccetto rosso, quando l’ho iniziata a scrivere avevo ben in mente di cosa volevo parlare ma per qualche motivo non riuscivo a farlo, o comunque non come avrei voluto. Ma l’idea mi piaceva e ho sempre pensato che un giorno prima o poi l’avrei completata e infatti, in una giornata a distanza di un anno, ho trovato le parole giuste e gli accordi giusti ed è arrivato tutto di getto come un flusso.
Sull’artista e il messaggio
- Il disagio è un tema molto sentito da tanti giovani oggi. Come speri che il tuo album possa connettersi con il tuo pubblico?
Spero che questo disco possa essere uno stimolo per qualcuno per imparare a riconoscere il suo disagio e a saperlo ascoltare. Solo quando siamo consapevoli dei nostri problemi possiamo riuscire a trasformarli in tante cose positive per noi stessi e per gli altri.
- In “Disagio Vol.1” sembri prendere poco sul serio il concetto stesso di disagio. Come si bilancia questa ironia con i momenti più profondi e introspettivi dell’album?
Non so come si bilancia, probabilmente già nel processo di creazione è una cosa che è venuta naturale. È un po’ lo specchio del mio dualismo interiore più grande, mi piace tanto essere ironico quanto essere profondo e introspettivo.
C’è un messaggio principale che vorresti trasmettere a chi ascolta il tuo album?
Forse il messaggio che mi piacerebbe trasmettere è che nonostante tutti i problemi e le difficoltà si può stare bene, si può ridere, anche di noi stessi; prendiamo le cose meno sul serio e viviamo più spensierati!
Sulla carriera e il futuro
Quali sono i tuoi obiettivi come cantautore e come artista?
Ci sarebbero tanti obiettivi che mi piacerebbe raggiungere ma il mio sogno artistico più grande è quello di poter fare un tour all’interno dei migliori discount italiani, vorrei un atmosfera da palazzetto ma con gli scaffali del supermercato dove il pubblico può prendere quello che vuole e mangiare durante il concerto. Un giorno forse riuscirò a farlo.
Questo è il primo volume di un progetto più ampio. Puoi darci qualche anticipazione su cosa possiamo aspettarci da “Disagio Vol.2”?
È ancora un po’ presto per anticipare qualcosa sul Vol.2 ma spero di poter metterci dentro delle canzoni ancora più belle e di poter osare ancora più in generale.
Come immagini che evolverà il tuo stile musicale nei prossimi progetti?
Non lo so ancora di preciso, è ancora tutto da vedere e da sperimentare, ma sicuramente cercherò di portare il meglio possibile di quello che faccio.
Curiosità personali
C’è un momento o un aneddoto legato alla creazione di questo album che ricordi con particolare affetto o divertimento?
È stato divertentissimo registrare Kebab; l’idea era quella di fare una traccia folle e ho registrata diverse take perchè nella mia testa doveva avere quel tipo di intenzione. Su una registrazione ho avuto una falsa partenza che però ci ha fatto molto divertire e abbiamo così deciso di tenerla com’era, la potete ascoltare nel disco.
Se dovessi descrivere il tuo album a qualcuno che non ti conosce, quale frase useresti?
Probabilmente gli direi che è un album a tratti folle, a tratti ironico, ma anche molto introspettivo. È un viaggio nel disagio a cui darei una possibilità!