Blue Angel” esplora una relazione impossibile tra un angelo e un diavolo. Quanto c’è di personale in questa storia e cosa rappresentano, per te, l’angelo e il diavolo nella nostra quotidianità?
Blue Angel è una canzone che racconta l’amore ostacolato. Un angelo e un diavolo che s’innamorano, due antipodi che decidono di sovvertire le leggi supreme andando contro il volere di Dio. È un brano d’amore e sovversione, di rivoluzione e sentimento, di umanità, la sfumatura più osannata del disco. Fortunatamente di autobiografico c’è poco, anzi nulla, però di sociale c’è tanto. Immagina due persone nate in luoghi di conflitto, appartenenti a due nazioni diverse che decidono di amarsi nonostante il macigno etico, morale e politico. Blue Angel è dedicata a loro.
Hai citato autori come García Márquez, Shakespeare e Eiichirō Oda come ispirazioni. Cosa ti accomuna a loro e come questi mondi apparentemente lontani si intrecciano nella tua musica?
Sono un loro lettore affezionato. Influenzano non tanto la mia musica ma sicuramente la mia scrittura. In Gabo e Shakespeare ci sono gli amori eterni e maledetti che piacciono a me, in Oda c’è il concetto di città del cielo molto simile in qualche modo a Macondo. Connessioni, spunti, elettricità.
Il titolo “Vangelo secondo Primo” suggerisce una narrazione intima e universale al tempo stesso. Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere con questo ‘vangelo’?
Questa è una bella domanda. La morale della fiaba è che siamo tutti colpevoli, dunque peccatori in un modo o nell’altro. La nostra colpa è l’indifferenza, è il non fare autocritica, l’essere poco predisposti al dialogo, al mettersi nei panni degli altri, allo scendere in strada uniti, contro un sistema che ci vuole disuniti. Ci confrontiamo poco. È da tanto che non dialoghiamo. Vorrei che tra le infinite propagande ce ne fosse una per il dialogo.
La voce di García Márquez, inserita nel brano, è una scelta audace. Qual è il valore simbolico del suo discorso e come si lega al tema del tuo album?
Volevo semplicemente la sua voce, è un estratto del suo discorso al Nobel. Ci sono tanti campionamenti di voci nel disco. Da Martin Luther King a Muhammad Alì, dall’annuncio della bomba atomica su Nagasaki a Lina Sastri in Mi manda Picone un vecchio film di Nanni Loy. E poi infiniti riferimenti a Borges, Garcia Lorca, ai canti di Cuba. Insomma, tutte le mie influenze.
Da “Fate, Sirene e Samurai” a “Favola Nera”, i tuoi album sono sempre stati un viaggio tra realtà e fantasia. Come si evolve questo approccio in “Vangelo secondo Primo”?
Anche questo è un concept album, come Fate, Sirene e Samurai, Favola Nera e 3013. È il mio atto di resistenza all’era dei singoli usa e getta. Ad ogni disco un argomento, a questo giro è toccata la spiritualità, la religione, l’analisi dei Vangeli che per noi sono più di semplici libri, sono un codice della nostra moralità e della nostra etica.
Napoli è il cuore pulsante della tua musica. Come riesci a rendere universali i racconti della tua città e quali aspetti della cultura napoletana emergono in questo nuovo progetto?
C’è sicuramente in questo disco l’indole tutta napoletana a giocare con il sacro e il profano. Si prende confidenza con i santi, Napoli. Li obbliga a compiere i miracoli, ad essere umani, presenti e misericordiosi. Catapulta nella natività Maradona, fa suo il Presepe, non più Betlemme ma Forcella. C’è tanta deformazione culturale napoletana nella scrittura di questo disco. Le tematiche affrontate sono universali, spero riescano a superare la barriera linguistica.
Hai affrontato temi complessi come la sessualità e le contraddizioni sociali. Quali nuove domande o sfide hai deciso di portare alla luce con questo album?
Riscoprire il bisogno di spiritualità! Nella meditazione, nella lettura, nel dialogo. Capire la differenza fra lo spirituale e il religioso (quest’ultimo diventa invadente e politico). Leggere e confrontarsi su ciò che a volte si rivela una gabbia invece che un sentiero.
Durante il tuo percorso hai spaziato tra lingue, luoghi e generi musicali. Quale trasformazione artistica senti di aver vissuto con “Vangelo secondo Primo”?
Questo disco ha un deus ex machina che è Alessandro Aquillini, un fratello che si è battuto per donargli un suono differente (la battaglia era contro il sottoscritto). Mi ha indirizzato lui verso Gianmarco Grande e poi verso Davide De Blasio per adottare un suono latino urban. È stato un viaggio musicale nuovo per me. Un nuovo modo di vedere la musica. Anche nella composizione in cui ho avuto per la prima volta un co autore, il maestro Gianluigi Capasso, una persona speciale. Insomma, microcosmi che si uniscono.
“Blue Angel” parla di leggi supreme imposte da un “Patron”. Pensi che, nel nostro tempo, esistano ancora dei ‘Patron’ invisibili che condizionano le scelte degli individui?
Assolutamente, gli algoritmi. Più invisibili di loro…Non possiamo negare l’impatto tecnologico e social sulla società.
Se dovessi descrivere “Vangelo secondo Primo” come un viaggio, quale sarebbe la sua destinazione e cosa speri che il pubblico scopra durante il tragitto?
Io spero che il pubblico mi dica “Provo le tue stesse cose, ma non sapevo esprimerlo”. Non c’è gratificazione più grande quando si fa un disco concettuale. Per andare insieme in una stessa direzione, la destinazione la scelgono loro.
Intervista a cura di Eva Berretta!