In un mondo dove le apparenze contano più del dovuto e la street credibility non fa più la sua parte, ci stavamo chiedendo da un bel po’, quanto costa essere real nel mondo urban di oggi, ma soprattutto a cosa devono rinunciare gli artisti per guadagnarsi un po’ di credibilità? Siamo sicuri che l’avvento dei social non ha di sicuro aiutato, trasformando gli artisti in personaggi da seguire per ciò che fanno in stories o nei post e non per ciò che producono live o in studio. Ci sono artisti che “schiavi” di un personaggio dopo un periodo sotto le luci della ribalta sono tenuti a gettare la maschera e a svelare ciò che davvero sono per meriti commerciali o per esigenze personali. Ma ci sono anche artisti che sono rimasti al centro della scena per anni mantenendo la stessa attitudine dall’inizio fino alle interviste sugli schermi o alle certificazioni multi-platinate. Basterebbe pensare alle linee di pensiero dei “vecchi” della scena partendo dai Club Dogo che non hanno mai rinunciato al loro credo e nè alla loro perseveranza nella musica, passando per @kingmarracash che non ha mai abbandonato le sue radici e finendo per @noyz79 che anche ribaltando i giochi nel mainstream ha mantenuto proprio la sua “attitude” nello stile e nella sfacciataggine con cui si rapporta a questo mondo. Quanto costa essere real? Forse molto, forse potrebbe essere naturale, rinunciare alla propria identità è molto brutto tanto da perdere la concezione di ciò che si sta realizzando. Essere real non è un credo ma un modo di fare, è non cambiare la propria personalità a seconda delle tendenze e degli stili musicali che con gli anni si affacciano al business discografico. Denti d’oro, collane o in tuta LV possono solo accompagnare, l’artista fa l’arte e non il contrario.